LA MADONNA DELLE ASSI MANDA A DIRE – Angelo Nocent

LA MADONNA DELLE ASSI MANDA A DIRE

di Angelo Nocent

Sì, avete capito bene: Maria, “Stella della nuova evangelizzazione” (Papa Francesco), manda a dire che la nostra Chiesa locale non è fatta di vagabondi senza meta ma può ritrovare entusiasmo e forza di camminare, partendo da una certezza: che il proprio cammino è diretto verso qualcuno che chiama, sostiene, incita attende, accoglie… e che promette: “Sappiate che io sarò sempre con voi” (Mt 28,16-20). La “Rosa mistica” delle Assi sa che il nostro sordomutismo spiritale è paralizzante. Così, alzàti gli occhi al cielo, ci ripete: “Effathà-Apriti!” (Mc 7,31-37). E c’indirizza l’energico imperativo che era di Gesù: “Alzati e Cammina!” (Mt 9, 1-8) .

La silenziosa Vergine dell’ascolto, da secoli stella polare dei nostri paesi, a donne e uomini di oggi chiede l’unico regalo che la rende felice: essere comunità di fratelli in tensione verso il Regno di Dio. Ma sa che siamo malati di sfiducia, che soffriamo di astenia spirituale, conosce l’infermità in tutta la sua estensione, spesso prigionieri di noi stessi. Come Elisabetta in un momento critico ha incoraggiato Maria a credere (ed è nato il Magnificat), adesso Maria incoraggia noi a fidarci di Dio proprio quando è forte la tentazione di mollare. E ci sprona a dirlo con le nostre parole: “Signore, tu conosci la mia situazione. Ho bisogno del tuo aiuto per riprendere coraggio e ricominciare a camminare. Guariscimi con i Sacramenti della purificazione e con la potenza della tua Parola.”. Se riusciamo a pregare così, il miracolo è in corso.

Da qui una proposta concreta che non è “visionaria” ma solo provocazione evangelica: sotto pressione come siamo dalla disaffezione e da quel “non più di tanto” per le cose di Dio, perché non dare vita a un movimento contagioso di “Rosarianti”. Sì, persone di ogni età che ad un certo momento sentono il bisogno di curarsi per guarire dall’apatia spirituale di rassegnati al tirar a campare. Come? Con la “ROSARIO-TERAPIA”, antica e testata medicina anallergica per grandi e piccini, da assumere a dosi moderate. Ha effetti collaterali? Sì: curando noi stessi, ne beneficiano coloro che ci stanno intorno: famiglia, lavoro, comunità ecclesiale…

Caspita! Perché non provare? Non so quale confidenza abbiano i bambini ed i nostri ragazzi con la tradizionale preghiera. Forse assomigliano a Stefano che davanti alla corona del rosario posta sul suo tavolino, nell’aula di catechismo, esclama con tono distaccato e sostenuto “Roba da donne!”. E la catechista a spiegare: “E’ per le vostre mamme, ma serve per tutta la famiglia”. Pronta la reazione; “Mia mamma non porta collane perché ha paura di strozzarsi”. E lei a chiarire  che non si tratta di una collana, ma di una corona del rosario, che all’inizio di ogni ciclo di catechismo lei regala alle mamme per la festa dell’Immacolata. “Ah, si, mia nonna ha un rosario davanti a casa, in montagna. A maggio fa delle rose gialle...” interviene Matteo. Brrr…! E giù a spiegare la differenza fra un roseto e il rosario…

I Rosarianti, meglio Quelli del Magnificat”, erano in voga nei lontani anni cinquanta in qualche oratorio salesiano. Ma anche prima. Gruppi di quindici bambini/ragazzi venivano invitati a recitare ogni giorno una decina del rosario. Facile? Per niente: c’era chi diceva che dieci Ave Maria sembravano troppe; chi proponeva di ridurle a tre. Oggi non so immaginare la reazione ma con tatto e fantasia, si potrebbe provare.

TESTIMONIANZA 1 – «Robert, hai il Rosario con te?» Molte volte da bambino aveva sentito questa domanda, uscendo di casa per andare a scuola. La domanda della madre risuonò più tardi nella memoria dell’adulto. Divenuto deputato, ministro, capo del Governo, Robert Schuman  padre dell’Europa, è stato sin dalla sua infanzia fedele alla preghiera del Rosario. Non poteva più cominciare una giornata senza quella corona di grani luminosi che collega la terra al cielo. E lo sgranava ogni giorno. Il tono mariano della sua devozione gli veniva da sua madre.

Che siamo un popolo in cammino ogni tanto lo cantiamo in chiesa. Paolo ci ricorda che non avendo quaggiù “una città stabile, andiamo in cerca di quella futura” (Eb 13,14). Il nostro percorso, sulle orme di chi ci ha preceduti, passa anche dal Santuario delle Assi. Vigilanti nell’attesa, pellegrini nel deserto, esso rappresenta un legame con il passato, è punto di riferimento, oasi per prendere fiato, crescere in vigore. Compagni di viaggio, senza inutili nostalgie del passato, i piedi doloranti per la fatica del camminare, se non vogliamo smarrirci, si deve puntare alla meta, la Gerusalemme Celeste, “dove scompariranno le lacrime, non ci sarà più morte né lutto né lamento ne affanno perché le cose di prima sono passate. (Ap21,4 ). Ma con la gioia nel cuore. Soli? No, con lei, la Madre, sempre vigile accompagnatrice, piena di attenzioni.

Forse qualcuno, interessato, sta drizzando le antenne. Al contrario, altri potrebbero pensare: uffa, che barba, sempre la solita minestra! Ma che altro abbiamo? Solo il mistero di Cristo, le vie da lui indicate. E la Madre, sotto la croce, come dono del Crocifisso all’umanità intera. Di meglio non c’è. E’ proprio l’ultra novantenne Hans Küng che, dopo aver veleggiato per ampi orizzonti teologici, oggi viene a dirci che bisogna semplicemente tornare a Gesù: “Seguendo Gesù Cristo l’uomo nel mondo d’oggi può vivere, agire, soffrire e morire in modo veramente umano: nella felicità e nella sventura, nella vita e nella morte sorretto da Dio e fecondo di aiuto per gli altri”.

Negli incontri si avverte la diffusa preoccupazione per la nostra gioventù che fatichiamo a comprendere; non mancano i sensi di colpa per l’incapacità di trasmissione della fede  battesimale. Ma il gesuita Beppe Lavelli ci mette in guardia: “FINO A QUANDO CREDEREMO DI AVERE SEMPRE QUALCOSA DA DIRE AI GIOVANI PRIMA ANCORA DI ASCOLTARLI, LI AVREMO PERSI IN PARTENZA”.

Il suggerimento di Don Giussani a Caravaggio nel 2009 cade a proposito: “Da lei (Maria) così giovane (aveva allora circa 15 anni) dobbiamo imparare la maturità della fede. Se una fede non diventa matura, è vana, è svuotata dal clima anticristiano di oggi. Mi verrebbe da replicare: Don Gius hai ragione, ma come si matura? In tanti modi, mi direbbe. Realisticamente, credo che possiamo passare all’azione solo usando i mezzi di cui disponiamo al momento. Non dico la Messa, i Sacramenti, che sono basilari. Ma quelli propedeutici come potrebbe essere la Scuola della Parola, non tanto facile  da realizzare, o la riscoperta del Rosario, più proponibile,  preghiera biblica di sua natura, che porta alla contemplazione dei divini misteri. Per tanti è noioso ma oggi è facilmente riproponibile con variazioni sul tema per renderlo meno ripetitivo, monotono e più appetitoso.

Viviamo di parole; spesso sono perfino nauseanti. Il tirar a campare nuoce. Epperò disponiamo di una Parola potente, offerta di luce, di forza, di gioia:  la Divina Scrittura. Sferza, mette a nudo, ma converte, responsabilizza, salva dallo smarrimento. In altri termini, è Parola terapeutica, perché in essa è lo Spirito di Gesù che parla, chiama per nome, riabilita, ridimensiona. Isaia fa dire al Signore: “non ritorna a me senza produrre effetto, senza realizzare quel che voglio e senza raggiungere lo scopo per il quale l’ho mandata” (Is 55,11).

TESTIMONIANZA 2 – Cinquant’anni fa moriva Padre Pio. Il santo di Pietralcina era un innamorato speciale della Madonna che avvertiva come una presenza costante, tanto da fargli affermare: “Io mi sento come una barchetta a vela, spinto dal respiro della Mamma Celeste”. Quanti rosari recitasse al giorno nessuno può dirlo. L’unica certezza è che non lasciava mai la corona della quale si serviva “per spalancare le porte del Cielo”. Il confratello Fra Guglielmo Alimonti un giorno ebbe a dirgli: “Padre, ieri ho recitato 30 rosari”. La risposta fu: “Così pochi?

Intercessore di tanti miracoli, lui stesso fu miracolato dalla Madonna. Quelli della mia età ricorderanno che nel 1959 la statua di Maria “la Madonna Pellegrina” prelevata dal santuario di Fatima, fu portata in diverse città italiane. La statua arrivò anche a San Giovanni Rotondo per una giornata di sosta nel luogo dove dimorava il santo frate con le stimmate, meta di tanti devoti ma anche di molti curiosi. Per la circostanza, lui era immobilizzato a letto: lo affliggevano gravosi acciacchi e si parlava anche di un tumore. Al momento della partenza, destinazione Foggia, Padre Pio dal balcone, al rumore dell’elicottero che ripartiva e al vocio della gente che gridava “evviva!”, in lacrime bisbigliò: “Madre, sono stato malato durante la tua visita. Ora te ne vai senza guarirmi?

Mentre il velivolo si stava allontanando, il secondo pilota, per un impulso inspiegabile, chiese di tornare indietro e di girare tre volte sul convento in segno di saluto a Padre Pio. In quello stesso momento il frate sentì un brivido per tutto il corpo che gli fece gridare: “Sono guarito! La Madonna mi ha guarito!”. Visitato scrupolosamente dal prof. Garbarrini, se ne ebbe la conferma: il Padre era clinicamente guarito.

Partiamo da un dato: “La speranza non porta a delusione, perché Dio ha messo il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci ha donato,” Rm 5,5). Ora il desiderio di comunicare e di vivere di Lui e per Lui è insito: “non siete più schiavi della Legge ma sotto la grazia”(Rm 6,14). Questa libertà, dono dello Spirito, produce “amore, gioia, pace, comprensione, cordialità, bontà, fedeltà, mansuetudine, dominio di sé” in contrapposizione al cupo e schiavizzante egoismo, generatore di “immoralità, corruzione e vizio, idolatria, magia,odio, litigi, gelosie, ire, intrighi, divisioni, invidie, ubriachezze, orge e altre cose di questo genere. (cnf. Galati 5,16-26).

Se il ROSARIO-PAROLA-DI-DIO è capace di operare nella persona questa trasformazione, viene da dire che più terapeutico di così si muore!  In effetti, il Rosario Biblico è in grado di garantire a tutte le età almeno due risultati: consolazione e lenimento alle tante ferite che la vita comporta. Troppo poco? Bene: visto che la psicologia umana possiede la spiacevole tendenza a complicare tutto, possiamo provare a spingerci oltre. Cinesi, Giapponesi ma un po’ tutto l’Oriente, per guarirsi dai malesseri della vita quotidiana si massaggiano i piedi vicendevolmente. Gesù ci ha chiesto di lavarci i piedi gli uni gli altri. (Gv 12, 13-15). Se allora andava bene per chi abitualmente camminava a piedi nudi nella polvere, oggi per noi potrebbe voler dire accogliere l’invito a lavarci gli uni gli altri dalle polveri tossiche che respiriamo ed accumuliamo, dalle  schegge che ci piovono addosso, ci feriscono, producono dolore e ansia, con tutti i suoi derivati.  

Il Rosario Biblico (come del resto la Salmo-terapia) potrebbe essere un primo passo di aiuto reciproco per diventare terapeuti di noi stessi, migliorando la capacità di vedere l’Oltre. In un paese piccolo perché non provare a coinvolgere gli adulti ma anche i bambini, i giovani e, volendo, utilizzando anche il  porta a porta? Ma il Card. Martini avverte: “Il Rosario è una preghiera che richiede una certa calma, una certa distensione, l’acquisizione di ritmi che ci permettano di entrare in uno stato vero di preghiera e non soltanto in una recita verbale… Bisogna soprattutto badare non tanto alla quantità delle cose, quanto ad un vero ritmo, che allora davvero nutre il nostro spirito, ci entra dentro”.

Sarebbe bello poter affermare con Padre Pio: “Io mi sento come una barchetta a vela, spinto dal respiro della Mamma Celeste”. Rosariando è possibile. Provare per credere.