ALLE ASSI LA PORTA SI CHIAMA MARIA – Angelo Nocent

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Il santuario della Madonna delle Assi non è annoverato tra le PORTE SANTE dislocate ovunque per facilitare l’accesso alla GRANDE INDULGENZA PLENARIA.

In queste settimane di Quaresima, indirizzato dagli orientamenti pastorali sui temi delle opere di misericordia corporali, mi sto rendendo conto che, al di là dei santi propositi, più il tempo passa più corro il rischio di girare a vuoto. Naturalmente parlo di me. Ma il pericolo può incombere anche su una fascia più vasta di persone.

Fra Marco Fabello76

Sfamare, dissetare, vestire, visitare, alloggiare, seppellire…Tra corporali e spirituali, le fermate dell’autobus sono 14. Fare in quest’Anno Giubilare quello che non son riuscito a fare in una vita, mi sembra impresa faraonica che mi avvilisce.

Ma lo Spirito c’è e dà conforto. Così in questi giorni m’ha fatto baluginare nella mente [voce del verbo apparire e sparire rapidamente] l’immagine del santuario delle Assi, l’icona della Rosa Mystica, quella del Cenacolo…e sono andato a rileggermi quel poco di storia scritta che ci è pervenuta nei secoli su questa devozione popolare. Così mi sono convinto che l’Anno Giubilare non può ignorare che qui, nella nostra terra, c’è una PORTA SANTA che si chiama MARIA, colei che per secoli abbiamo cantato nelle sue litanie come la IANUA COLELI, cioè la Vergine PORTA DEL CIELO che è il nostro traguardo.

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Qualcuno ha scritto che Porta del Cielo,  di tutte le Litanie Lauretane, è forse quella che meglio esprime la potenza e la bontà di Maria. L’insegnamento costante della Chiesa ci ricorda, infatti, come la Vergine Madre del Signore e dell’umanità, ‘Corredentrice del genere umano’, concorra alla nostra salvezza eterna, in Cielo.

La vera devozione alla Madonna è segno certo di predestinazione, perché già fin da questa terra la Santa Vergine ci indica le vie del Cielo e realmente ci introduce sulle vie dell’eternità beata, come sempre hanno insegnato i Padri della Chiesa e i grandi devoti di Maria: Sant’Ambrogio e San Bonaventura, ad esempio, chiamano Maria ‘il Libro della Vita nel quale è scritto il nome degli eletti’.

Perciò, noi a ragione applichiamo a Maria le parole della Scrittura:

  • “Attollite portas principes vestras”, Sollevate, porte, i vostri frontali (Sal 23, 7);
  • “Ianuas coeli aperuit”, Aprì le porte del cielo (Sal 78, 23);
  • “Non est hic aliud nisi porta coeli”, Questo luogo non è altro che la porta del cielo” (Gen 28, 17)

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MADONNA DELLE ASSI – IL RISVEGLIO GIUBILARE DELLA MISERICORDIA

Di Angelo Nocent

Madonna delle Assi è come dire Madonna del Popolo, Madonna del Villaggio, Madonna di Borgata. Così è stato fin dalle origini, quando la gente di Monte Cremasco e de paesi limitrofi, ha avvertito, sperimentato, visto con occhi di fede (chi crede, vede) la Tua presenza sul territorio, fatto di povera gente, bisognosa di tutto, a cominciare dalla Madre del Cielo, “umile ed alta più che creatura”, onnipotente per grazia, “di speranza fontana vivace”,  “Ospedale, perché tutti in Lei trovano sicuro e dolce rifugio” , come la definisce S. Basilio, dove i peccatori sono i primi a trovare posto.

Gente umile, ma dalla “sapientia cordis” che, pur senza sapere di greco e di latino, di lettere e teologia, era in sintonia con il sommo poeta che proprio in quel tempo, dall’esilio in Lunigiana, andava declinando in terzine incatenate di versi endecasillabi, in lingua volgare fiorentina, la Divina Commedia: “tanto che qual vuol grazia e a Te non ricorre, sua disianza [è come se desiderasse] vuol volar senz’ali” . Perché “La tua benignità non pur soccorre/ a chi domanda, ma molte fïate/ liberamente precorre” (Dante, Paradiso XXXIII) . La gente intuitivamente lo sa: Tu, o Donna, sei così umana che spesso concedi grazia prima della domanda.

MARIA DELLE ASSI

Il motivo è presto detto: “tu se’ colei che l’umana natura/ nobilitasti sì, che ‘l suo fattore/ non disdegnò di farsi sua fattura”, ossia di nascere da te, dunque vero uomo e vero Dio. Perché, opera del Divino Spirito, “Nel ventre tuo si raccese l’amore”, nel tuo grembo è sbocciato Gesù, amore del Padre, amore che Egli, a sua volta, ha trasfuso sui suoi fedeli per cui sei germinata tu “candida rosa” nella eterna pace del paradiso. E nel paradiso sei per i beati “meridiana face/ di caritate”, e qui in terra, tra noi, “giuso, intra ‘ mortali,/ se’ di speranza fontana vivace”.

Madonna delle Assi1

La testimonianza di questa fede è il primo luogo di culto, iniziato con quattro assi in croce, tavole benedette, legno dei nostri boschi, che col tempo son diventate chiesetta campestre in riva al canale Vacchelli e poi santuario, e per ni, oggi, anche Cenacolo, nel senso più ampio del termine: Eucaristia-Pentecoste-Missione.

Nell’Anno Giubilare riecheggia l’intuizione dantesca: “In te misericordia, in te pietate,/ in te magnificenza, in te s’aduna/ quantunque in creatura è di bontate”. Sì, non c’è dote, non perfezione, nelle creature, in ogni essere creato, che non sia in te, e nella sua pienezza.

SAM_5926Fa bene il Vescovo locale venire ogni anno, il lunedì di Pentecoste, a celebrare la Divina Eucaristia, perché, “tra singulti, lamenti e preghiere / se i è giunta la fede dei padri / è dovere trasmetterla ancora / a chi viene dopo di noi”. Sì, Maria, “bella tu sei qual sole, / bianca più della luna / e le stelle più belle, / non son belle al par di te”.

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Don Mario PavesiIl Parroco di allora, don Mario Pavesi,come riferisce Il Nuovo Torrazzo del 25 Maggio 1996, rifacendosi alla teologia del Concilio Vaticano II, al titolo di “Rosa Mystica” attribuito alla Madonna delle Assi, dalla dubbia corretta interpretazione popolare del significato, di stampo più botanico che teologico, ha voluto conferirle un altro bel titolo, quello di: “REGINA CENACULI”, attributo a noi più congeniale. E la corona regale che adorna l’effigie, lo rinforza. La motivazione regge: se è vero che la festa della Madonna delle Assi, “ab immemorabili” viene celebrata annualmente nei giorni della Pentecoste, è altrettanto vero che noi oggi lo sentiamo sempre più corrispondente al suo ruolo di Madre Della Chiesa che nel Cenacolo a contribuito a far decollare. Perciò, la invochiamo con altrettanto rinnovato fervore, nel segno della continuità, perché benedica e continui ad assistere con premurosi occhi di Madre, sia la comunità ecclesiale che territoriale che è in Monte Cremasco.

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L’icona della Pentecoste posta su una parete laterale del santuario è lì a richiamarci l’evento che può sempre ripetersi quando ci si mette in preghiera con Lei, a invocare la venuta dello Spirito Consolatore, Vento gagliardo, Fuoco, Forza di Dio.

Diciamocelo: senza Maria, il Giubileo della Misericordia è a rischio.

Madonna delle Assi - Monte Cremasco

E c’è un’altra considerazione che si può fare. E’ bello che la nostra Chiesa locale abbia una una festa dedicata alla Madonna del popolo. Del resto, la Chiesa che è in Crema è fortunata di possedere per tradizione un’accentuata popolare devozione mariana: Santa Maria della Passione, Santa Maria delle Grazie, Beata Vergine della Pallavicina, del Pilastrello di Dovera, della Misericordia in Bressanoro, del Marziale nel parco del Serio…tanto per citare qualche oasi di riferimento. E, per quanto di modesta fattura artistica ma con pari dignità, c’è il santuario alla “Beatae Virginis vulgo de Assis” (in dialetto cremasco: santüare dala Madòna dèle As).

Madonna delle Assi - Monte Cremasco

Per noi della zona è come dire che in questo anno 2016, Giubileo della Misericordia, vogliamo rinnovare l’affidamento della vita di tutta la nostra Chiesa locale a Maria SS., perché la Madre del Figlio di Dio continui a generare e a rendere presente il Signore Gesù nella nostra comunità di credenti. La nostra vita non può farne a meno. E da Maria, che nell’icona lo tiene bambino sulle ginocchia, lo possiamo accogliere come il dono grande di Dio.

Madonna delle Assi - Carlo Secchi 1925 affresco

Maria la dobbiamo ricevere come segno della Protezione del Signore. Un segno di maternità che esprime legami indissolubili, protezione cui affidarci senza riserve. Un grande segno di speranza.

Ogni tanto dobbiamo ricordarcelo: Madonna delle Assi vuol dire Madre che abita tra la nostra gente, che passa di casa in casa in punta di piedi senza disturbare e lascia grazie anche non richieste. Qui se ne parla fin dalla prima metà del 1300. E da quella sorgente sgorga ancora acqua limpida che non possiamo inquinare. Come non leggervi un segno di predilezione?

Questa olimpiade dello spirito deve continuare a vivere. E crescere. Se proviamo a dircelo con modeste parole, supplisca il limite della mente la forza del canto corale che nasce dal cuore.

Madonna delle Assi 2014

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Scrive il Card. Gianfranco Ravasi:

Gianfranco RavasiLe parole di san Giovanni Paolo II, pronunciate il 28 gennaio 1979 in Messico, sono illuminanti: «Il nostro Dio nel suo mistero più intimo non è una solitudine, ma una famiglia, dal momento che ci sono in lui la paternità, la filiazione e l’essenza della famiglia che è l’amore. Quest’amore, nella famiglia divina, è lo Spirito Santo. Così, il tema della famiglia non è affatto estraneo all’essenza divina». Se, dunque, la famiglia si riflette nella Trinità, essa è per eccellenza un luogo anche spirituale ove si celebra un sacramento, il matrimonio, il cui effetto perdura nell’esistenza quotidiana.

Ora, tra le componenti significative di questa “liturgia” familiare c’è l’annuncio e la trasmissione della fede. Già nell’antico Israele la famiglia era il luogo della catechesi: è ciò che brilla nel racconto della celebrazione pasquale (Esodo cc. 12-13) e che sarà esplicitato nella haggadah giudaica, ossia nella “narrazione” dialogica tra padre e figlio che accompagna il rito pasquale, ancor oggi celebrato dal giudaismo all’interno delle case e quindi delle famiglie.

Il Salmo 78 esalta l’annuncio familiare della fede così: «Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli, raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto. Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe, ha posto una legge in Israele, che ha comandato ai nostri padri di far conoscere ai loro figli, perché la conosca la generazione futura, i figli che nasceranno. Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli, perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, ma custodiscano i suoi comandi» (78, 3-7).

Il Salmo prosegue poi proprio con il racconto della storia della salvezza nelle sue tappe fondamentali, soprattutto nell’esperienza dell’esodo dall’Egitto, del soggiorno nel deserto e al Sinai e dell’ingresso nella terra promessa. È da sottolineare il verbo della “narrazione” usato dal Salmista: «Ciò che i nostri padri ci hanno raccontato… racconteremo alle generazioni future… I figli… si alzeranno a raccontarlo ai loro figli…». La fede biblica non è una serie di teoremi teologici astratti, ma una storia di eventi che vedono in azione Dio e l’umanità e che per questo devono essere “raccontati”, perché vengano rivissuti nella propria esistenza e si ripropongano nell’esperienza vitale di ogni credente.

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Madre di Misericordia

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