CHRISTIAN ALBINI LAICO CIOE’ CRISTIANO – Angelo Nocent

1-carlo-maria-martini29Crema, 10 gennaio 2017

ADDIO PROFESSORE


christian-albini-parrocchia-di-san-giacomo-maggiore-cremaL’ultimo saluto a Christian Albini, 43 anni, insegnante di religione, scrittore, volontario, amico, è stato portato da una folla di persone. Molte non hanno trovato posto nella capace chiesa di s. Giacomo e hanno assistito alle ultime da fuori.

Dentro tutti in silenzio commossi ad ascoltare il ricordo di un’altra vittima giovane, col pensiero ai suoi tre figli piccoli, alla moglie e ai genitori, tutti raccolti attorno alla bara di legno chiaro che racchiudeva il papà, il marito, il figlio troppo presto rapito agli affetti.

La breve malattia e il distacco sono stati ricordati in chiesa. C’erano gli studenti e i professori del Pacioli, gli amici della parrocchia, i volontari che hanno diviso con lui strategie e momenti belli. C’era chi lo conosceva e chi lo apprezzava.

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Una persona gentile, il cliente perfetto che ti saluta, ti parla non ti mette mai a disagio“, ha commentato una commessa su facebook, descrivendo quest’uomo rapito troppo presto e repentinamente. La partecipazione di tutti forse consolerà i parenti, come sarà d’aiuto pensare che adesso Christian, il teologo della porta accanto, il professore che parlava di Dio, adesso sta parlando con Dio.

Da “Crema News”

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Caro Christian,

avrei voluto partecipare fisicamente anch’io alla Liturgia Eucaristica per darti l’estremo saluto e un bel ARRIVEDERCI. Non mi è stato possibile. Ma c’ero, c’ero…
L’ultima volta che ti ho incontrato è stata quella sera quando a Crema hai presentato un paio di tuoi libri sui quali ogni tanto ritorno come un ruminante:

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Appartengo anch’io alla categoria bloggher da vecchia data, come te. Un modo nuovo di comunicare che si è presentato e che permette anche di evangelizzare, cioè di indirizzare, spingere, far correre la Parola di Dio, proporla come BELLA  NOTIZIA  a quanti più possibile, anche ai distratti o meno interessati. Ed è lì che ti ho incontrato casualmente. Ho sbirciato, leggiucchiato, curiosato nel tuo blog ed ho capito subito che eri pane per i miei denti, perché eravamo animati dal medesimo Spirito:

«La riflessione teologica in Italia non può continuare a essere una cosa che interessa solo i preti, anzi, direi una parte piuttosto elitaria dei preti. Dovrebbe invece rientrare a pieno titolo nella comunicazione e nel dibattito pubblico.

Parlare di teologia non vuol dire solo occuparsi di Dio e della Chiesa ma anche dell’umano. Vedere come la fede in Dio e il vissuto della Chiesa hanno a che fare con l’esistenza nei suoi aspetti personali ma anche pubblici e sociali. Penso che l’assenza della teologia dalla cultura italiana renda entrambe più povere»
Una teologia quella che presentavi, vissuta, sofferta, incarnata nel quotidiano DI  LAICO, CIOE’ DI CRISTIANO, secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II, lezione che hai assimilato ed amorevolmente divulgato. Tanto resta ancora da fare. Ma per i LAICI di oggi e di domani hai tracciato un solco e seminato. Nella Chiesa che è in Crema, ma non solo, grazie a te, assisteremo ad una primavera di germogli, ad una nuova Pentecoste. Prova ne sia il nuovo Pastore che il Papa ha appena designato e che dal Cielo non mancherai di aiutare nella Missione.

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La tua amicizia mi è stata di grande beneficio ed ho cercato, nel mio piccolo, di fare tesoro delle tue riflessioni, sempre misurate, pacate, rispettose ma incisive.

Te ne1-pictures1705 sei andato IN PUNTA DI PIEDI e quando hai scritto:

“In pace mi corico e subito mi addormento,
perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare”
 (Sal 4,9)

nessuno ha preso alla lettera queste parole testamentarie che erano ispirate proprio da Colui col quale ti saresti incontrato di lì a poco e che avrebbe trasformato le tenebre del tuo lungo patire in Luce Eterna:

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Molti hanno scritto di te in questi giorni. Lascio a loro la parola perché noi ci risentiremo prossimamente. Intanto, così titolava Luca Rolandi su AgenSIR :CHRISTIAN ALBINI E IL PRINCIPIO DELLA SPERANZA”. Con questa specificazione:

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La commozione autentica, sentita e profonda che ha accompagnato un mondo largo e davvero vario alla notizia della morte di Christian Albini, lo scorso 9 gennaio, è stata davvero particolare ed ha segnato e continua a farlo le giornate di questo primo tempo del 2017

CHI ERA ALBINI?

Un uomo, un cristiano, un marito, un padre, una persona giovane, 43 anni, saggia e acuta, inquieta e testimone di una fede in Cristo Risorto, misericordioso e luce di speranza. La sua attività di professore di religione, la sua partecipazione alla vita della Chiesa locale di Crema e universale si è espressa in una dinamica aperta e senza finzioni e orpelli dialettici, estetiche e accademiche riflessioni alte, ma dentro una conoscenza reale e non presunta, in un cammino da sperimentare con se stesso e con gli altri.

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La vita che passa attraverso la morte, per poi tornare vita nella luce del Risorto. Non solo della propria vita, ma di tutte le vite anche quelle meno note all’uomo ma non a Dio.

Tanti i libri di Albini, molti i suoi articoli. Tanti l’hanno conosciuto e apprezzato, altri ne hanno potuto meditare le parole, mai banali e prive di un pensiero, espresse nel suo blog Sperare per tutti.

Erano stati gli amici di “Jesus”, la rivista paolina, a farlo conoscere ad un pubblico più numeroso e crescente era stato l’apprezzamento di vicini e lontani.

Coordinatore del corso del Centro di spiritualità della diocesi di Crema, è stato anima di un itinerario cristiano e umano forte, perché coinvolgente e nella sua persona sofferto per la lunga convivenza con la malattia che l’ha portato giovane all’incontro con la morte.

Tanti articoli, incontri, passioni, amicizie forti, come quella con Enzo Bianchi che l’ha ricordato poche ore dalla sua scomparsa con un messaggio di affetto e dolore, l’orgoglio del gruppo di cronisti e viandanti di “Vinonuovo” nell’aver potuto contare sul suo cuore e la sua intelligenza. Poi “Viandanti”, “Rassegna di teologia”, “Rivista di teologia morale”, “Popoli”, “Missione Oggi”, “Studia Patavina”, “La Scuola Cattolica”, “Koinonia”, “Aggiornamenti Sociali”, “Confronti”, “Mosaico di Pace”, “Il Regno” e tanto altro ancora.


Il suo studio – la sua passione per Hannah Arendt, Dietrich Bonhoeffer, Thomas Merton – di una teologia precaria ma reale, mai scissa da una vita che nella normalità è attraversata dalle gioie e dalle angosce dell’esistere.

1-pictures1704Nel 2006 debuttando in rete era stato lo stesso Albini a ricordare che: “Sperare per tutti è una delle ultime opere del grande teologo svizzero Hans Urs von Balthasar (1905-1988), una mente enciclopedica, che spaziava nella letteratura, nella filosofia e nell’arte in cui la ragione non erano mai dissociati dalla fede” ecco perché in tanti anni le sue non sono state perle di saggezza ma di vita. Dio, Gesù erano presenti perché scriveva “Sperare per tutti” è il biglietto da visita del pellegrino verso l’altrove a cui tutti tendono per “incontrarsi senza condannarsi”.

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Il blog ha raccolto sguardi sulla società, la cultura, la Chiesa, la fede, proposte e pensieri, spirituali e di teologia. E se la speranza diventa un filo quando il male ti sopravanza, resta il richiamo del salmo che Albini ha postato come ultimo suo messaggio: “Nella pace mi corico e presto mi addormento solitario nella speranza mi fai riposare, Signore (Sal 4,9).

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Testo di Paolo Rapellino – Foto di Fabrizio Annibali

Da CREDERE  – 3 Aprile 2016

«Ho terminato le lezioni a scuola, nel pomeriggio devo accompagnare i bambini alle loro attività e al catechismo, aggiornerò il blog nei ritagli di tempo e poi correrò a una presentazione del mio ultimo libro. Tornerò a casa quando si sarà già cenato, ma ho assicurato a mia moglie che metterò i piatti in lavastoviglie».

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La vita quotidiana di ogni lavoratore, padre e marito è fatta così: una rincorsa contro il tempo per tenere fede agli impegni. Mentre racconta la sua giornata, lo sa bene Christian Albini, 43 anni, sposato con Silvia, papà di tre figli dai 4 ai 12 anni e un lungo elenco di attività professionali ed ecclesiali: docente di Religione nelle scuole superiori, responsabile del Centro di spiritualità della diocesi di Crema, autore fecondo di libri di teologia, titolare di un blog e collaboratore del mensile Jesus con la rubrica Un popolo chiamato Chiesa. 

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TEOLOGIA DEL QUOTIDIANO

Ma per Albini la sfida di un teologo laico è proprio questa: parlare alla vita concreta. «La riflessione teologica in Italia non può continuare a essere una cosa che interessa solo i preti, anzi, direi una parte piuttosto elitaria dei preti. Dovrebbe invece rientrare a pieno titolo nella comunicazione e nel dibattito pubblico. Parlare di teologia non vuol dire solo occuparsi di Dio e della Chiesa ma anche dell’umano. Vedere come la fede in Dio e il vissuto della Chiesa hanno a che fare con l’esistenza nei suoi aspetti personali ma anche pubblici e sociali. Penso che l’assenza della teologia dalla cultura italiana renda entrambe più povere».

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LA VOCAZIONE DEL LAICO

La vita stessa di Albini è un originale intreccio di percorsi che spiegano la sua grande sensibilità per la spiritualità del quotidiano. Ce la racconta per Credere all’uscita di scuola, in una giornata di sole che inizia a far avvertire la primavera anche nella Bassa padana, abituale patria della nebbia, mentre gli studenti con lo zaino in spalla – «salve, prof» – lo salutano con confidenza.

«La mia storia di credente è molto ordinaria: nasce in parrocchia e all’oratorio, dove ho avuto la fortuna di crescere con un parroco intelligente e aperto, don Agostino Cantoni. Era un teologo preparato ma ci teneva alla scelta preferenziale per i poveri; conosceva don Oreste Benzi e portò in parrocchia l’attenzione per i disabili; fece conoscere il Concilio a Crema e mi fece capire che un credente non deve avere paura di pensare e confrontarsi con persone anche di idee molto diverse».

Dopo aver preso in considerazione l’idea di entrare in seminario, Christian si innamora di Silvia: «Ho capito che la mia vocazione era quella persona concreta entrata nella mia vita. Ci siamo fidanzati e sposati». Tuttavia non abbandona il sogno di studiare teologia: «Mi ero laureato in Scienze politiche e avevo iniziato a lavorare in una società di consulenza a Milano: non potevo lasciare il lavoro per iscrivermi alla Facoltà teologica».

Quindi il giovane opta per l’Istituto di scienze religiose del capoluogo lombardo, terminato il quale diventa insegnante di Religione. «Avvertivo la necessità di non chiudere una riflessione e una partecipazione alla vita della Chiesa che non fosse solo “dare una mano” in parrocchia quando si può (che comunque va già benissimo). Pur nel mio percorso irregolare, ho sempre cercato di essere rigoroso, di studiare seriamente, certo, nel tempo che mi restava tra lavoro e famiglia». Inizia così a pubblicare: «Nei primi anni quando proponevo libri o articoli ero guardato con sospetto dagli editori: sono un laico, non sono docente universitario… Mi dicevano: “Sì, l’articolo è interessante, ma lei non è un cattedratico”. Ma ho anche trovato chi mi ha dato fiducia, per esempio alla comunità di Bose».

Collabora con i Gesuiti di Aggiornamenti sociali e stampa il primo libro con le edizioni Paoline nel 2003, cui ne seguono diversi altri. «Poi, presentando le credenziali delle mie pubblicazioni, ho ottenuto l’iscrizione all’Associazione teologica italiana». 

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SPIRITUALITÀ IN RETE

Nel 2006 Albini ha dato vita al suo blog. Un modo per parlare ai non addetti ai lavori, anche grazie a Twitter e Facebook. «Allora in Italia nel campo religioso c’era quasi niente, salvo qualche espressione del mondo cattolico tradizionalista, cui va dato atto di aver capito presto le potenzialità della rete e averne fatto un suo punto di forza. Il titolo, Sperare per tutti, riprende quello dell’ultimo libro di von Balthasar» nel quale il grande teologo azzardava la tesi che l’inferno esiste ma si può sperare che sia vuoto grazie alla misericordia di Dio. «Ma non è solo questione dell’aldilà». «Christian Albini tiene a sottolineare che la sua riflessione origina dall’esperienza di «una persona normale», che deve fare i conti con i problemi di tutti i giorni, che ha sperimentato sulla sua pelle anche la prova di una malattia grave, che ha «una famiglia con i suoi alti e bassi, le sue fatiche, come tutte le famiglie del mondo. Per questo», chiarisce, «mi arrabbio quando mi dicono: “Tu sei uno di quelli che fa l’intellettuale…”. Ma», scandisce, «portare avanti la scrittura e la riflessione non è mai stata una scelta a cuor leggero, anche quando avevo ben altre questioni a cui pensare. Ed è per questo che rivendico il radicamento nella concretezza». 

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SOPPORTARE I MOLESTI

È esattamente questo il filo rosso che ha seguito nel suo ultimo libro, una riflessione su Sopportare pazientemente le persone moleste.

Chi sono i molesti? Albini lo spiega in modo chiaro e concreto: «Tutti hanno persone moleste nella loro cerchia di relazioni», sorride, «dal lavoro ai parenti, dall’autostrada al condominio, per non parlare di quando le molestie assumono una rilevanza molto più grave. Insomma, la molestia è una fatica che attraversa tutte le relazioni umane. Moles, in latino, è il peso ma anche il pericolo. Ma ci sono anche le molestie delle persone scomode: coloro che fanno una richiesta di giustizia. Sono molesti perché ci provocano: con la loro presenza disturbano quello che sarebbe il quieto vivere e ci fanno un appello. Ricordo un episodio da ragazzo, quando con l’oratorio stavamo portando dei disabili gravi in gita alle Tre cime di Lavaredo, sulle Dolomiti. Una turista commentò riguardo a un ragazzo deforme: “Io uno così non lo toccherei neanche per un milione”. E don Agostino rispose: “Neanche loro, infatti lo fanno gratis”. Noi e quei ragazzi disabili eravamo una molestia nel clima di vacanza. E poi ci sono quelli detestabili: anche se non abbiamo niente a che fare, ci danno fastidio per il solo fatto che esistono. Il caso classico è il musulmano. È la difficoltà ad accettare una identità differente dalla nostra. Allora, “sopportare pazientemente” vuol dire adottare uno sguardo che tiene insieme me e l’altro anche quando l’altro non mi corrisponde».

Conclude Albini: «Questa percezione di distanza tra noi e l’altro segnala il limite della nostra capacità di relazione e perciò della nostra capacità di amare. Fare un’esperienza di fede invece è sperimentare la fedeltà di Dio che non rompe mai la relazione con noi». 

IL LIBRO SOPPORTARE I MOLESTI

In occasione del Giubileo, Christian Albini ha scritto il libro Sopportare pazientemente le persone moleste (Emi, 2016, 64 pagine, 7 euro), uno dei volumi di una collana di 13 libretti dal titolo Fare misericordia, dedicata alle opere di misericordia rilette da teologi e autori spirituali contemporanei. Recentemente ha pubblicato anche: L’arte della misericordia (Qiqajon, 2015) e Cerco parole buone su vita, amore e morte (Paoline, 2016).

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CERCO PAROLE BUONE 

l testo nasce dalla specifica volontà di fornire un percorso di vita cristiana a chi si interroga sulla propria esistenza, su Dio e, più nello specifico, su questioni di fede. Cerco parole buone può essere considerato un’introduzione alla fede cristiana, un sussidio per un “primo annuncio”, ad adulti e giovani-adulti.

Non segue la classica impostazione catechetica e dottrinaria né può essere considerata un’esposizione completa e sistematica del credo.

Con uno stile tipicamente narrativo, pur avendo come riferimento forte la Scrittura, la tradizione, il magistero e la riflessione teologica, affronta il cammino di fede a partire dalle grandi questioni che sempre affascinano e inquietano il cuore dell’uomo: la vita, l’amore, la morte, il male, la sofferenza, la libertà, la creazione del mondo, l’aldilà.