PER UNA CHIESA SINODALE (3) – La comunità parrocchiale – Angelo Nocent

Monte Cremasco

Monte Cremasco

LA COMUNITA’ PARROCCHIALE

La comunità parrocchiale è per sua natura l’esperienza che ha accompagnato e accompagna il cammino di fede di ciascuno di noi. Don Primo Mazzolari la definiva come Chiesa che “ha fatto e fa casa con l’uomo”.

La parrocchia è infatti normalmente la realtà che unisce le nostre case, le nostre famiglie; è una comunità di uomini e di donne, di ragazzi e di giovani, che crea unità, dà un senso di appartenenza, crea storicamente un luogo ma soprattutto una comunione di persone che condividono come riescono, come è loro possibile, il cammino di fede. Vi sono luoghi, vi sono strutture, ad iniziare dall’edificio della nostra chiesa, ma vi sono in modo particolare intrecci di relazioni, di incontri, di persone …

Abbiamo riconosciuto in diverse circostanze ( non ultima l’assemblea diocesana sull’Iniziazione Cristiana del 2014) il fiato corto che spesso le nostre parrocchie manifestano di fronte alle attese che gli uomini e le donne del nostro tempo in maniera implicita od esplicita espongono.

Nella “Evangelii Gaudium” papa Francesco così definisce la parrocchia:

La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità,
può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l’unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere « la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e
delle sue figlie ». Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione. Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione .(n.28)

La letteratura riguardo la parrocchia nella descrizione di ciò che è e ciò che è chiamata ad essere è considerevole e ricca di spunti di riflessioni.

Seguendo quello che papa Francesco ci ha detto la potremmo enucleare in questi punti che possono di per sé divenire anche luoghi di riflessione e di condivisione.

1. La comunità che celebra l’Eucaristia.

Il Concilio Vaticano II ci dice che l’Eucaristia è “fonte e culmine” di tutta la vita della Chiesa. Parole importanti che ci riportano alla centralità dell’eucaristia, in modo particolare la Messa della domenica delle nostre parrocchie.

Papa Francesco buon pastoreDice papa Francesco:
“Bisogna sempre tenere presente che l’Eucaristia non è qualcosa che facciamo noi; non è una nostra commemorazione di quello che Gesù ha detto e fatto. No. È proprio un’azione di Cristo! E’ Cristo che li attua, che è sull’altare! E Cristo è il Signore. E’ un dono di Cristo, il quale si rende presente e ci raccoglie attorno a sé, per nutrirci della sua Parola e della sua vita. Questo significa che la missione e l’identità stessa della Chiesa sgorgano da lì, dall’Eucaristia, e lì sempre prendono forma. Una celebrazione può risultare anche impeccabile dal punto di vista esteriore, bellissima, ma se non ci conduce all’incontro con Gesù, rischia di non portare alcun nutrimento al nostro cuore e alla nostra vita. Attraverso l’Eucaristia, invece, Cristo vuole entrare nella nostra esistenza e permearla della sua grazia, così che in ogni comunità cristiana ci sia coerenza tra liturgia e vita: questa coerenza tra liturgia e vita . […]. Viviamo l’Eucaristia con spirito di fede e di preghiera, di perdono, di penitenza, di gioia comunitaria, di preoccupazione per i bisognosi e per i bisogni di tanti fratelli e sorelle, nella certezza che il Signore compirà quello che ha promesso: la vita eterna!

2. L’ascolto della Parola

C’è un profondo bisogno di amore in ciascuno di noi, a volte assaliti delle nostre solitudini. È il bisogno di una parola di vita che vinca le nostre paure e ci faccia sentire amati. Il profeta Amos descrive con efficacia questa situazione: “Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore Dio – in cui manderò la fame nel paese; non fame di pane né sete di acqua, ma di ascoltare le parole del Signore” (8,11). Se si arriva a comprendere – come è capitato a tanti credenti di ieri e di oggi – che la Bibbia è questa “lettera di Dio”, che parla proprio al nostro cuore, allora ci si avvicinerà a essa con la trepidazione e il desiderio con cui un innamorato legge le parole della persona amata. Allora, Dio, che è insieme paterno e materno nel suo amore, parlerà proprio a ciascuno di noi e l’ascolto fedele, intelligente e umile di quanto egli dice sazierà poco a poco il nostro bisogno di luce, la tua sete d’amore. Imparare ad ascoltare la voce di Dio che parla nella Sacra Scrittura è imparare ad amare: perciò, l’ascolto delle Scritture è ascolto che libera e salva. La comunità ecclesiale è la casa in cui questo ascolto si fa comunitario, si condivide, si approfondisce, insieme si interiorizza e ci si aiuta a crescere nella fede.

3. “La Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie”

È forte qui il richiamo all’esserci con e tra le gente, tra le famiglie, trai vissuti felici o tristi delle persone. Un esserci incarnato nella storia e nella quotidianità. Un messaggio di speranza e di misericordia che si propaga “per contagio”, non solo nella sporadicità dell’evento celebrativo o di aggregazione, ma in una presenza costante fatta di attenzioni, di dialogo e confronto, di accoglienza e di comunione.
Forse non ce ne rendiamo conto, ma le risposte che tanti uomini e tante donne stanno cercando vengono comunicate con la testimonianza, con la gentilezza, con uno stile di umanità aperta ed accogliente più che con le parole

4. La parrocchia : Chiesa in uscita che annuncia e testimonia.

La fede è dono totalmente gratuito di Dio, affidato la cura responsabile dell’uomo e della comunità che l’ha trasmesso e che offre i mezzi la parola i sacramenti e la condivisione per coltivarlo. Sappiamo anche che tale dono fatto alla persona non è possibile viverlo in solitudine, è una storia che va intrecciata con la storia di Dio, che opera nella storia e nelle storie di altre donne e uomini che ci credono. Poiché la fede e vita che la vita un tessuto di relazioni, e come la vita non la si apprende prima di tutto o solo indagandoli contenuti, ma perde con naturalità, così la fede si apprende da persone che ci credono che ne sono testimoni. Il testimone, infatti, è proprio colui che ha ricevuto qualche cosa che l’ha persuaso come verità di senso sulla vita e che la trasmette nel contenuto e nel modo di vivere. La parrocchia attuerà la sua missione educativa in proporzione di quanto riuscirà a costruire luoghi d’identificazioni, ossia ambienti momenti percorsi in cui si vive ciò che si professa, con la consapevolezza dei limiti di ogni storia umana. La preoccupazione non è solo quella di dare risposte alle attese dell’uomo e della donna di oggi, ma anche di suscitare domande, quelle giuste che smuovono e mettono in cammino.
(Papa Francesco udienza generale 2 febbraio 2014)

Carlo Maria Martini - Eucaristia 2

DOMANDE – CONSIDERAZIONI – PROPOSTE

5. Come aiutarci perché l’Eucarestia domenicale sia espressione fondante della vita fraterna della nostra comunità?
6. Come viviamo l’Eucaristia? È solo un momento di festa o una tradizione consolidata che si fa, un’occasione per ritrovarsi o per sentirsi a posto, oppure è qualcosa di più?”
7. Nella nostra parrocchia l’ascolto della Parola di Dio riesce ad essere anche a livello comunitario il luogo in cui si percepisce Dio che parla e offre la possibilità di sentirci amati?
8. La nostra comunità è la casa in cui l’ascolto della Parola si fa comunitario, si condivide, si approfondisce, si interiorizza e si aiuta a crescere nella fede?
9. La nostra comunità ha uno stile evangelico di apertura nell’esserci con e tra la gente, tra le famiglie, tra i vissuti felici o tristi delle persone?
10. Riesce “per contagio” a propagare un messaggio di speranza e di misericordia nella costanza e nella quotidianità del vissuto umano?
11. Come parrocchia sappiamo offrire ambienti, momenti, percorsi in cui poter vivere ciò che nella fede professiamo, nella consapevolezza dei nostri limiti?
12. Come ci invita papa Francesco, oltre alle risposte, sappiamo suscitare domande che mettono in movimento la mente ed il cuore dell’uomo e della donna di oggi affinché vivano quella sana inquietudine che solo in Dio trova risposta?

VECOVO OSCAR -PAPA FRANCESCO